NAUTICA,CURIAMO LE NOSTRE BARCHE

PARLIAMO DI OSMOSI 1 parte

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  1. diegog
     
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    OSMOSI:
    Un fenomeno frequente nelle imbarcazioni in vetroresina
    Diego Gorni

    Sentiamo sempre piu' spesso parlare di osmosi,
    gli effetti causati da questa "terribile" malattia devastante,e le conseguenti spese che ne derivano per poter sanare la nostra amata barca, ma la maggior parte di noi non la conosce se non per averne sentito parlare, e, come spesso succede, si crea un falso allarmismo.
    In questi articoli che ne seguiranno vedremo insieme di cosa si tratta veramente, come prevenirla ed eventualmente come curarla.

    1) Osmosi, cosa significa ?
    Vediamo innanzitutto di comprendere, a grandi linee, che cos'è.
    In fisica, l'osmosi è il processo di assorbimento da parte di una soluzione salina, o altro, piu' densa di un'altra soluzione dello stesso tipo meno densa, framezzate da una membrana semipermeabile.
    Difatti, se in un contenitore si piazza una membrana semipermeabile (pelle, per esempio) in posizione verticale e nel centro dello stesso,in modo da formare una parete, quindi si immette una soluzione salina a densità elevata, e dall'altra acqua distillata, si osserverà dopo un po' di tempo che la parte contenente sale avrà "risucchiato" buona parte dell'acqua distillata, poiché avrà formato una depressione sulla membrana, a scapito della soluzione meno densa.
    Lo stesso principio si applica ai dessalinizzatori marini ad osmosi inversa, nei quali viene semplicemente rovesciato il concetto.

    2) l'osmosi nelle barche, come si produce?
    Innanzitutto dobbiamo conoscere come avviene la costruzione degli scafi in vetroresina, processo relativamente semplice, ma estremamente delicato.
    Una volta costruito lo stampo, viene cosparso internamente da uno strato di cera, il quale servirà in seguito per poter staccare il pezzo dalla matrice.
    In seguito, per ovvie ragioni, verrà cosparso di gelcoat, (resina poliestere pigmentata), il quale sarà poi la parte esterna, in vista, della chiglia.
    Una volta completata la catalisi del gelcoat, inizia la stratificazione stessa dello scafo.
    Normalmente si parte con della fibra di vetro mat a pagliuzze, quindi si procede con strati alternati di rowing , ovvero tessuto di varie grammature, rinforzando lo scafo in punti predefiniti con nastri di rowing mono o bidirezionale.
    La finitura interna normalmente viene ripetuta con un'ultima applicazione di gelcoat.
    E tutto ciò a dirlo si direbbe semplice, ma bisogna considerare alcuni particolari, importantissimi.

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    La catalisi delle resine poliesteri ,
    per dare un buon risultato, deve avvenire in condizioni di temperature comprese entro i 15 e 25° celsius, e l'umidità ambientale relativa non deve superare il 55%.
    Inoltre, tutto il procedimento deve avvenire "bagnato su bagnato", ovvero dall'inizio del processo, ovvero l'applicazione del gelcoat alle successive stratificazioni deve essere dato alle resine il tempo necessario per catalizzare, ma non di vetrificare.
    Molto probabile quindi, soprattutto per i piccoli cantieri, i quali non dispongono di locali controllati di avere zone di coesione tra i diversi strati non perfettamente stagni, ovvero con formazione di bolle d'aria, o comunque con caratteristiche meccaniche inferiori a quello che potrebbero essere se applicate nelle dovute condizioni

    Ma veniamo al dunque.
    L'osmosi si crea in una chiglia solo ed esclusivamente nell'opera viva dell'imbarcazione, causa primaria la mancanza di impermeabilità del gelcoat, il quale sia per qualità che per invecchiamento naturale e/o agenti esterni corrosivi lo fanno divenire la caratteristica membrana semipermeabile descritta nel primo capitolo.
    In seguito a permanenza piu' o meno lunga in acqua, nel caso la stratificazione in fase di costruzione non abbia avuto una completa catalisi, avremo un fenomeno in prima parte di assorbimento da parte della chiglia di acqua, essendo il gelcoat non completamente impermeabile, ed in seguito uno discioglimento delle parti di resina non completamente catalizzate.
    Va da se che si formerà la presenza di un liquido ad alta densità, il quale, sempre per fenomeno di osmosi, tenderà ad attrarre altro liquido dalla parte esterna.
    Non potendo esservi compensazone, poiché il fenomeno di osmosi è unilaterale, si avranno le conosciute formazioni di bolle di osmosi nell'opera viva.


    Ma il male, purtroppo, non è tutto qui.
    Difatti, il discioglimento delle resine in acqua, provoca la formazione di acido acetico (ricordo, per chi non lo sapesse, che la resina si discioglie normalmente con acetone, formato, appunto, da acido acetico e altri solventi) il quale a sua volta, discioglierà altre parti di resina, anche se completamente catalizzate.
    Inutile dire, che a lungo termine, il problema dell'osmosi è gravissimo, poiché rende le parti attaccate senza coesione, ovvero lascia intatto il vetro della stratificazione, ma non altrettanto è per quanto riguarda la resina, la quale, disciolta, non avrà piu' alcuna funzione di collante.
    Un po' come fare un muro con mattoni e fango, ed in seguito lavarlo fino a discioglimento del fango: rimarranno solo I mattoni, ma il muro a questo punto non potrà reggere.

    Come abbiamo precedentemente visto,
    il fenomeno di osmosi si sviluppa quando abbiamo liquidi di diversa densità in semicontatto fra di loro, ma vi sono alcune condizioni che facilitano il fenomeno, vediamo quali.
    La temperatura .
    Una temperatura dell'acqua elevata accelera il processo di osmosi, in quanto i micropori contenuti nel gelcoat, con l'innalzamento della temperatura, si allargano, consentendo un'entrata di liquido piu' elevata.


    SEGUE SECONDA PARTE

     
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