Ricevo e trasmetto

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  1. waltercavedano
     
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    OSSERVAZIONI SUL:
    PROGETTO DI COSTRUZIONE DI CENTRALE IDROELETTRICA SUL TORRENTE OROPA NEL COMUNE DI BIELLA.
    PROPONENTE ECOENERGY SRL





    INTRODUZIONE

    La presente parte introduttiva, è necessaria, nonostante riporti notizie ormai note, poiché i destinatari, componenti della conferenza dei servizi, possono non esserne a conoscenza, in quanto soggetti diversi rispetto dagli organi amministrativi preposti all'autorizzazione del progetto stesso.
    Ancora una volta i componenti del Comitato Tutela Fiumi sono costretti ad incontrarsi e a discutere per cercare di capire come sia possibile che lo sfruttamento dell’ambiente e del territorio debba essere per forza irrefrenabile.
    E' triste constatare che molti amministratori, in molte parti di Italia, molto spesso in buona fede, si rendono complici di questo tipo di devastazioni ambientali.
    I legislatori nazionali e regionali “illuminati”, cercano di porre freni, creando strumenti per poter bloccare tale scempio. Questa è una scelta motivata dall'aver preso atto che il 95% dei corsi d’acqua è stato oramai alterato, prosciugato e/o inquinato; rendendo necessario lasciare quel poco che resta così com’è, trasmettendolo a chi verrà dopo di noi.
    Purtroppo però, nella realtà gli interessi, principalmente di natura economica, sono tali da spingere gli uomini a tagliare anche l’ ultimo ramo sul quale sono seduti in equilibrio precario.
    Due anni fa denunciavamo alle autorità competenti che in provincia di Biella, grazie al prezzo “drogato” dai “certificati verdi”, buona parte di quel poco che rimaneva dei nostri incontaminati torrenti rischiava di venire intubato per sempre.
    A tale proposito, è opportuno prendere atto che in questi giorni l’Unione Europea ha messo in mora lo Stato Italiano che dovrà, nel termine perentorio di due mesi, dare spiegazioni e prendere provvedimenti sul meccanismo di attribuzione dei costi dei C.D. “certificati verdi”, sulle bollette dei consumatori. (Nota - procedura di infrazione - C(2010)191 del 28 gennaio 2010)
    Se entro tale data lo Stato Italiano non avrà provveduto a quanto richiestogli, scatterà la procedura di infrazione con pesanti sanzioni a carico delle casse statali..
    In pratica l’ U.E. ha accertato che il prezzo pagato ai produttori di “energie verdi”, attraverso i noti certificati, il cui valore è attualmente di molto superiore a quello di mercato, viene poi, per così dire, “spalmato” sulle bollette dei consumatori alla famigerata voce “A3”( sovvenzione alle energie alternative)
    Oltre a rappresentare un aggravio di costo nei confronti di tutti i consumatori del nostro paese, rappresenta una palese violazione delle basilari regole di concorrenza tra paesi della comunità Europea. La lettera di messa in mora cita testualmente che “ tali sovrapprezzi incidono sul prezzo finale dell’energia elettrica nazionale e di quella importata, che sono in concorrenza tra loro”. Questo perché “ solo la produzione nazionale di energia beneficia degli oneri a carico dei clienti (…) questi sovrapprezzi costituiscono un onere netto, che aumenta il prezzo finale del loro prodotto (…) tali costi devono essere sopportati dai produttori di elettricità”.
    L’ U.E. aveva sì permesso condizioni particolari per la produzione di energia da fonti rinnovabili ( anche se sono sempre più numerose le fonti anche autorevoli, a cominciare dalla nostra regione, che non considerano più molto “verde” l’energia prodotta dal microelettrico), ma non aveva di certo considerato che il sistema della grande distribuzione ne avrebbe goduto tutti i benefici, distribuendone “equamente” i costi su noi consumatori.
    Se tale procedura di infrazione andrà a buon fine, dubitiamo fortemente che i grandi distributori saranno ancora disposti a pagare un prezzo di acquisto pari a 0,22 cent/kw, a fronte di un prezzo di mercato di vendita di 0,13 cent/kw e in alcuni casi ancora inferiore.

    Tornando alla situazione locale da noi evidenziata, la stessa come riportato dalla stampa locale era critica: più di 50 centraline esistenti e decine di nuove domande di derivazione.

    i politici di allora , preso atto della situazione e sull’onda del crescente disdegno pubblico generalizzato, presero l’ impegno di cercare di contrastare questo fenomeno, proponendo pubblicamente richieste di moratoria, maggiore attenzione nelle valutazioni, fissazione di tetti massimi per l’energia producibile da idroelettrico, ecc…
    In alcune Province piemontesi taluni accorgimenti sono stati realmente presi: alcuni torrenti sono stati dichiarati “non modificabili” (Alto Sesia e alto Chiusella), sono stati posti tetti massimi allo sfruttamento per fini idroelettrici ( Verbania), molti Enti Parco hanno negato lo sfruttamento dei torrenti mentre in Provincia di Biella nulla è cambiato: negli uffici della provincia continuano ad essere depositati progetti per sfruttare tutto quel poco che rimane, dall’Elvo al Cervo, dallo Strona al Sessera fino ad arrivare a quest’ultima proposta che interessa niente meno che l’ultimo tratto naturale del torrente Oropa, all’interno del neonato Parco .
    Circa un anno fa, venne presentato un progetto analogo che prevedeva lo sfruttamento di un tratto di torrente, sempre all’interno del Parco di Oropa, che suscitò scalpore ed indignazione tali che lo stesso venne ritirato dagli stessi proponenti.
    Meno di un anno dopo, ci ritroviamo qui a discutere su questo nuovo progetto, che è sicuramente, più impattante di quello precedente (basti pensare al tragitto di interramento delle tubature che, in quel caso era previsto sfruttando una strada esistente, in questo caso passerebbe in parte sotto l'alveo e in parte in un bosco con una pendenza molto elevata), richiedendo opere che sconvolgono l'assetto ambientale con tempi molto lunghi per un almeno parziale ripristino della situazione attuale..

    Nel tempo, il numero di soggetti che fanno capo al nostro Comitato è andato crescendo; questo fatto, se da una parte ha aumentato le difficoltà di coordinamento, dall’altra, con l’apporto del contributo di tecnici specializzati, che vanno dall’ittiologo all’avvocato, ci ha permesso di cogliere con più facilità storture e incongruenze che contraddistinguono questo tipo di progetti.

    Sicuramente la tutela degli ecosistemi fluviali è uno dei temi più attuali ed importanti per ciò che riguarda la conservazione della Natura e degli equilibri eco-sistematici dei vari ambienti che la compongono.
    L’esperienza acquisita negli ultimi decenni ha ampiamente dimostrato che, nella maggior parte dei casi, il principale fattore di alterazione della qualità dei corsi d’acqua naturali, insieme chiaramente all’ inquinamento, è rappresentato dall’insieme delle derivazioni e/o ritenzioni idriche, di varia natura che ne diminuiscono drasticamente le portate.
    Il sistema “torrente” oltre a valenze di carattere sociale, storico, paesaggistico, ha delle proprietà naturali che vanno dalla capacità di autodepurazione, la c.d. “neutralizzazione degli inquinanti”, a quella di arricchimento chimico- fisico dell’acqua che in esso scorre. E’ ampiamente riconosciuto e dimostrato che la riduzione delle portate naturali determina, come prima conseguenza, una riduzione di dette specifiche capacità naturali del corso d’acqua.
    E’ per questi motivi che la regione Piemonte, con Deliberazione della Giunta Regionale 05/05/08 n.22-8733, oltre ad elencare tutti i danni che subisce un corso d’acqua a seguito della costruzione di questo tipo di impianti, ha dichiarato “non più finanziabili” con soldi pubblici questo tipo di interventi.
    Lo stesso Forum “Acqua Energia”, del 4/04/08, si è concluso con l’assunto che l’apporto al fabbisogno energetico nazionale di questi microimpianti è così basso da non giustificare l’altissimo costo ambientale che gli stessi producono al territorio; Il profitto del singolo imprendere, seppur lecito, non può e non deve giustificare gli alti costi sociali ed ambientali che la società civile deve sostenere.
    Si consideri poi che la richiesta di energia elettrica è in drastico calo, come indicato sul rapporto di Terna sul consumo elettrico, i dati consuntivi del 2009 indicano una diminuzione della richiesta di energia elettrica su base annua rispetto al 2008 del 6,4% su base Italia e addirittura del 10,7% per la zona Piemonte/Liguria e Valle d'Aosta

    Ci domandiamo infine qual'è il vero business . Il costruire l'impianto? Accedere a finanziamenti agevolati? Certamente non l'utile proprio dell'attività “industriale” della produzione di energia. Abbiamo esaminato i bilanci di diverse centraline locali, tutti hanno perdite alternate a bassi utili , ripetuti nel tempo (non si tratta di casi sporadici) . A volte poi si evidenziano importanti movimenti finanziari e/o redditi di partecipazione, o contributi straordinari ma comunque non rinconducibii alla attività tipica. Ciò nonostante ci sono ricapitalizzazioni per coprire le perdite. Ma chi e perchè dovrebbe mantenere in vita un attività in costante perdita. Questa riflessione non per mettere in dubbio l'onestà di tali aziende, ma per sconfessare chi vuol far credere che le centraline vengono costruite per sostituire l'energia prodotta con fonti fossili, in quanto quello che avviene è il semplice aumento di disponibilità di energia. (si sommano quelle prodotte da fonte diversa).


    PUNTI SALIENTI DAI QUALI FAR PARTIRE LE NOSTRE VALUTAZIONI

    • Il primo tratto di tubature prevede il passaggio delle stesse sotto l'alveo.

    • Il progetto andrebbe a insistere ed alterare l’unico tratto ancora naturale del torrente Oropa; basti pensare che appena a valle del punto di rilascio previsto esiste un opera di presa, sempre per scopi idroelettrici, che prosciuga quasi completamente il torrente in questione. Poco dopo questo rilascio è la volta dell’acquedotto comunale e poi tutta una serie di altre prese fino alla confluenza con il Cervo che ne annullano quasi completamente la portata.

    • Il tragitto delle tubature una volta uscite dall'alveo, non passerebbe su strade, sentieri o al limite pascoli, ma è previsto su di un crinale alberato di notevole pendenza con substrato roccioso molto compatto.

    • La strada che scende alle cascine S. Bartolomeo, adesso quasi invisibile e ricoperta di erba, andrebbe ampliata, rimodellata e ne dovrebbe essere costruita una ex novo che, dalla frazioncina citata, arrivi fino alla centralina in progetto.

    • L’imbocco di questa stradina è molto ripido e pericoloso e si trova in un tratto di strada contraddistinto da curve e dirupi; consentire a mezzi pesanti di accedervi per il lungo periodo dei lavori, causerebbe un serio pericolo all’incolumità degli automobilisti che ivi transitano.

    • Il progettista sembra non si renda conto che ci si trova in un area protetta (a pag. 28 lo dichiara apertamente. “N = 1 perché non è compreso in un area protetta…” ) e compie tutti i suoi ragionamenti e calcoli proponendoci dei copia-incolla riferiti ad altre zone e torrenti in aree “normali”

    • Verrebbero espropriati terreni del Santuario di Oropa in cambio di 140.000 €; per la prima volta nella storia si darebbe il via ad una frammentazione della proprietà del “nostro Santuario”.

    Esistono inoltre una serie di presupposti ed imprecisioni che devono fare attentamente riflettere.

    A pag. 6 della “sintesi non tecnica” il progettista afferma: “in fase di costruzione non si prevede di eseguire ne piste di accesso ne di abbattere vegetazione importante, si utilizzeranno tutte le dotazioni esistenti strade e ponti e le opere realizzate (interrate) sono di volumetrie molto contenute.” Questo contrasta con i dati indicati nel progetto stesso che prevede di sbancare, per una larghezza di almeno tre metri e per la lunghezza di un chilometro e mezzo il crinale di una montagna, completamente alberata e priva anche sono di un sentiero pedonale. Alla stessa pagina si afferma che “ in fase di esercizio l’impianto idroelettrico non interferisce con gli equilibri della fauna e della flora e sarà rispettoso del PTA…” A tal proposito, è buona norma indicare, le tipologie di interferenze note e tipiche di tale tipologie di opere, nessun impianto escluso, che vengono prodotte all’ambiente. Proseguendo nella “Sintesi non Tecnica”, documento che dovrebbe dare al profano, una prima obiettiva informazione in merito a quanto proposto, si afferma che non solo non ci saranno interferenze agli equilibri naturali ma che gli stessi “miglioreranno anzi, perché si tratta di portata da sempre fluente nell’alveo ripulita da tutte le sostanze galleggianti intercettate dalla griglia”. (pag. 7 Sintesi non Tecnica). Se i presupposti sono quelli di presentarsi come benefattori del torrente privandolo dell’80% dell’acqua e filtrandolo dagli eventuali detriti galleggianti, evidentemente non si ha coscienza di ciò di cui si sta parlando .
    PROPOSTA PER IL CALCOLO DI UN DMV CONGRUO PER IL TORRENTE OROPA.


    Il Torrente, come molti sanno, “è il migliore depuratore di se stesso, a condizione che sia disponibile in alveo la quantità di acqua necessaria a garantirne efficaci processi di autodepurazione”. Opposta è la situazione con portate ridotte e piccole frazioni di quelle naturali: anche un piccolo inquinamento, come quello causato dallo scarico di un depuratore nel tratto sotteso dall’opera in esame, può provocare gravi danni e una drastica diminuzione della qualità dell’acqua nel suo insieme.
    E’ quindi importante che le caratteristiche qualitative della stessa vengano mantenute inalterate.

    Esiste un diritto naturale dei corsi d’acqua e delle creature che lo abitano di poter vivere la propria esistenza; l’ uomo può utilizzare tali risorse ma nel rispetto di ciò che lo circonda.
    E’ sul “diritto”, del tutto naturale dell’ambiente ad esistere e del contestuale “dovere”, del tutto umano, di permettere tale esistenza , che dobbiamo impostare i ragionamenti che seguiranno.
    L’utilizzo del sostantivo “esistenza” non è, innanzitutto, casuale; il percorso, partito alla fine degli anni 70’ con l’introduzione del concetto di “deflusso minimo vitale”, ha avuto una sua genesi e un suo sviluppo che, ancor oggi, non è giunto alla sua completa maturazione e definizione.
    Ne è una chiara esemplificazione il fatto che, mentre noi stiamo scrivendo, i tecnici preposti della Regione stanno discutendo l’ attribuzione di valori a tutta una serie di paramentri cautelativi, applicabili per zone omogenee, da utilizzare per il calcolo del DMV, al fine di semplificare il compito delle autorità concedenti questo tipo di autorizzazioni.
    Lo stesso D.P.G.R. 8/R ha recentemente introdotto coefficienti maggiormente cautelativi e tutelanti; forse, lo speriamo vivamente, il concetto nato come “minimo vitale”, cioè la mera sopravvivenza dell’ecosistema fluviale torrentizio, sta iniziando ad essere interpretato come “deflusso vitale”, cioè una quantità d’acqua rilasciata che permetta l’ esistenza decorosa del torrente; utilizzo oculato delle fonti naturali non più un loro mero abuso.
    Questo concetto, come riporta una delle prime definizioni che abbiamo trovato, risalente agli anni 80’, lo descrive come “la portata residua, immediatamente a valle delle opere di derivazione e ritenzione idrica, da concedere ai corsi d’acqua interessati dallo sfruttamento idrico, al fine di mantenere vitali, seppure ridotti, rispetto alle condizioni naturali, i processi fisici, chimici e biologici, necessari a mantenere l’autodepurazione ed a conservare quindi buone condizioni di qualità dell’acqua”.
    Negli anni successivi, i metodi per il calcolo del DMV furono molti e in continua evoluzione: il metodo “Montana” del 1976, quello proposto dalla “Carta Ittica Regionale” del 1991, quello “Forneris”, sempre del 1991, quello della Provincia di Torino (Studi di Bacino) del 2000, solo per citarne alcuni, fino alle recenti formulazioni del “Piano di Tutela delle Acque” e dei citati D.P.G.R. 7/r e 8/r del 2007.
    Le variabili e le peculiarità dei vari territori e corsi d’acqua interessati da tali calcoli, hanno molte volte dimostrato che non era e non è semplice, applicare delle formule astratte a delle situazioni reali molto più complesse; questo motivo ha spinto gli organi competenti, negli anni, ad emanare tutta una serie di regole e norme al fine di garantire una sempre maggiore tutela delle peculiarità soggettive, di ogni singolo corso d’acqua.
    Se tale complessa normativa, da un lato, ha indubbiamente incrementato la tutela dei corsi d’acqua, dall’altra, ha sicuramente complicato il compito di chi è preposto a stabilirne e a quantificarne i valori. E’però innegabile che tutta questa serie di dettami normativi hanno avuto come unico scopo finale quello di tutelare maggiormente l’ambiente in cui tutti noi viviamo.
    Proviamo a fare un po’ di luce in questa complessa e delicata questione.

    Una prima grande differenziazione va fatta tra i corsi d’acqua ricadenti semplicemente sul territorio Regionale e quelli che invece insistono su Aree Protette, regionali, provinciali o nazionali che siano.
    Il Piano di Tutela delle Acque, entrato in vigore il 13/03/07, all’interno delle “norme di piano”, titolo II, “misure di tutela qualitativa”, capo II “aree a specifica tutela”, l’art 23 comma 1 comprende le aree che necessitano di particola tutela, individuandole al punto A come: “le aree protette nazionali, regionali e provinciali” (di fatto equiparandole tra loro); al punto B come: “i siti di interesse comunitario”; al punto C come: “le zone a protezione speciale di cui alla direttiva 79/409/CEE…” e al comma 2 come: “le ulteriori aree a elevata protezione che, per scarsa antropizzazione in particolare assenza di prelievi e scarichi significativi hanno conservato un elevato grado di naturalità con particolare riferimento ai corsi d’acqua minori alpini”.
    A dire il vero una tale previsione e volontà normativa era già rilevabile all’interno delle “Istruzioni Tecniche” della Regione Piemonte del 1992 che prevedevano, e prevedono tutt’ora perché ancora in vigore, anche se la normativa successiva è andata ancora ben oltre, l’inserimento di un coefficiente che “incrementa del 10% il valore del DMV (calcolato con le note formule SIMPO) per i bacini di montagna e/o del 25% per i corsi d’acqua di particolare pregio naturalistico”( come quelli inseriti all’interno di un area protetta regionale).
    Questi correttivi erano stati introdotti perché, anche a fronte di un aumento dei dati introdotti nei calcoli teorici (superficie, altitudine, flusso meteorico medio, ecc…) non erano in grado di “fotografare” in modo realistico ogni singola situazione, soprattutto quando si trattava di bacini imbriferi di superficie molto ridotta.

    La determinazione del DMV dovrebbe tener conto del complesso dei fattori che regolano i processi di autodepurazione, delle condizioni che garantiscono il mantenimento delle strutture delle comunità acquatiche, del complicato gioco di interazioni tra le caratteristiche dell’ ambiente fisico (cioè l’insieme dei microbiotopi condizionati dal regime ideologico, dalla morfometria e dalla composizione litologica degli alvei), la necessità degli organismi acquatici e ripari con particolare riferimento ai macroinvertebrati ed i microrganismi, indispensabili nella catena di demolizione dei materiali organici; vista la complessità di tali analisi si è a volte preferito incrementare da subito i valori dei DMV precedentemente calcolati con le formule SIMPO.

    Prima di introdurre l’ analisi degli attuali coefficienti migliorativi, è interessante ancora verificare come, nel tempo, gli stessi sono stati utilizzati e come si sono evoluti.

    L’Autorità di Bacino del fiume Magra ha stabilito un coefficiente “G”, l’equivalente del nostro attuale “N”, pari a 1,6 che si applica “per le aree naturali di grande pregio”. Inoltre ne viene considerato tra gli altri un altro, il coefficiente “L”,( purtroppo unico caso da noi conosciuto), che tiene conto anche della lunghezza del tratto che sarà privato di gran parte dell’acqua, in rapporto alla lunghezza totale e alle dimensioni del torrente. Più il tratto sotteso è lungo e più il rilascio deve essere cospicuo.
    La provincia di Torino, nell’ambito della subdelega da parte della Regione Piemonte (legge regionale n.5 del 13/04/1994) sulle “….funzioni amministrative relative all’utilizzazione delle risorse idriche concernenti l’istruttoria ed il rilascio di concessioni di piccole derivazioni di acque pubbliche, le licenze di attingimento…” ha predisposto una serie di “studi e ricerche finalizzate alla definizione di linee di gestione delle risorse idriche dei bacini idrografici tributari del fiume Po…” (delibere della giunta provinciale 128-182882/96 del 30/12/1996 e 61-55455/97 del 08/05/1997) . Tali importanti studi, che si sono conclusi nel 2000 e sono stati almeno in parte recepiti nel P.T.A., hanno evidenziato tutta una serie di categorie ambientali, (individuate anche e soprattutto su basi biologiche e di qualità) per ciascuna delle quali si prevedono specifiche formulazioni per la determinazione del DMV( una base comune più l’applicazione di specifici coefficienti correttivi che integrano i valori di base). Sono stati inoltre individuati gli ambienti umidi che necessitano di particolare maggiore tutela, come quelli ricadenti all’interno delle Aree Protette.
    Viene spontaneo considerare e ribadire che se un’ Area Protetta é di nuova istituzione, come nel caso in questione, anche se non ancora inserita all’interno di mappe o tabelle, goda delle stesse prerogative e privilegi delle altre.

    Gli ecosistemi delle acque correnti naturali del reticolo idrografico del torrente Oropa si trovano all’interno di un Area Protetta Regionale e quindi possono essere definite “acque a specifica destinazione”, secondo le lettere A, B e D del punto primo dell’art. 10 del Capo II del D.L. n. 152 dell’11/05/99; esistono questioni in merito, legate alle azioni di “governo del territorio”, che sono anche di competenza degli Enti Parco. Infatti l’art. 25 della legge 36 del 05/01/94, al comma 1 stabilisce che: “nell’ambito delle aree naturali protette nazionali e regionali, l’ente gestore dell’area, sentita l’Autorità di Bacino, definisce le acque sorgive, fluenti e sotterranee necessarie alla conservazione degli ecosistemi, che non possono essere captate”.
    Successivamente la Legge 136 del 30/04/99 ha apportato alcune modifiche ai disposti del succitato art.25 del 94’ introducendo la regola che: “per la richiesta da parte degli utenti delle captazioni nelle aree protette, è differito sino alla data di approvazione del piano per il Parco ai sensi dell’art.1 comma 4 della legge 06/12/91 n.394.”
    Partendo dal presupposto che è anche sulla base di detta normativa che gli Enti di Gestione delle Aree Protette hanno stilato i propri “Piani d’Area”, sembrerebbe opportuno che prima di autorizzare una concessione di derivazione, venga definito il Piano d’Area specifico del Parco.
    Nel caso de quo, ogni decisione in merito dovrebbe essere differita alla stesura dello stesso che, come ben sapete, avrebbe dovuto essere predisposto entro un anno dalla data di istituzione dell’area protetta in questione.

    Un’ altra importante riflessione da fare è questa: è sì importante ragionare sull’applicazione di un congruo DMV ma è senz’altro ancora più significativo chiedersi se siano ancora ammissibili ulteriori captazioni idriche dal reticolo idrografico naturale. Gli studi presentati da illustri docenti universitari, all’importante “Forum sull’Acque ed Energia” del 2008, alla presenza di quasi tutti i dirigenti preposti alle concessioni di derivazione del Piemonte, hanno evidenziato che, nella migliore delle ipotesi rimangono il 5-7% di tratti di corsi d’acqua indenni da captazioni di vario tipo. Se utilizzassimo solo il criterio del DMV si verificherebbe la situazione per cui, a breve, non esisterebbe più un solo corso d’acqua o parte di esso, con un regime idrologico naturale.
    Questo quesito interessa in modo particolare le Aree Protette che, nel caso di quella in questione, all’articolo 1 della legge istitutiva recita “ il Comune di Biella e l’Ente Autonomo Laico di Culto del Santuario di Oropa, quali soggetti chiamati ad operare di concerto la tutela, la conservazione del patrimonio culturale e naturale del Sacro Monte di Oropa e del suo contesto paesaggistico per garantirne la trasmissione alle generazioni future.”.
    (Questo per evitare ogni dubbio sulle motivazioni che hanno spinto dei “saggi” , nostri concittadini, a volere fermamente la nascita di questa importante Area Protetta. Non solo chiese e cappelle, ma anche paesaggio e natura.)
    Se ci sforziamo di compiere una valutazione più ampia, che comprenda tutto il corso del torrente Oropa e la situazione generale della nostra provincia, ci si rende subito conto di quanto la situazione dei nostri torrenti sia già estremamente compromessa e di quanto sia opportuno, almeno dove la legge lo consente, di non concedere nuove concessioni.
    Ricordiamoci che la centrale in questione restituirebbe l’acqua al torrente solo poche decine di metri prima della presa di un’altra centrale già esistente, acqua che a sua volta, dopo poche centinaia di metri, viene definitivamente prelevata per scopi potabili dall’acquedotto del comune di Biella.

    Alcuni Piani d’Area di aree protette piemontesi definiscono le acque “non captabili”, ad eccezione delle necessità idropotabili e ammettono usi idroelettrici esclusivamente nelle situazioni in cui non sono possibili forniture da fonti alternative (come, per esempio, la piccola turbina che garantisce l’energia elettrica ad un alpeggio che sarebbe troppo oneroso raggiungere con linee elettriche dedicate)
    Proprio per facilitare il diniego di nuove concessioni all’interno di aree protette, il P.T.A., come giustamente riportato dal progettista, nel suggerire valori da attribuire al fattore “N”, cita testualmente : ”…I valori (del coefficiente N) maggiori di uno sono previsti per corsi d’acqua compresi entro il territorio di parchi e riserve nazionali e regionali (quindi tutte le aree protette), di zone umide dichiarate di importanza internazionale (…) ;i valori minimi variano da 1,2 a 2,0, in funzione della superficie di bacino sotteso, ma le province possono stabilire valori superiori fino al limite di escludere in toto le nuove derivazioni in base alle politiche locali di pianificazione per gli aspetti naturalistici.”(pag.26. della relazione idraulica).
    La considerazione da fare a questo punto è la seguente: è vero che è necessario il c.d. Piano d’Area, è vero che per motivi economici (non ne esistono chiaramente altri) gli Enti Parco possono decidere di immolare quel particolare torrente in nome del progresso e della sempre maggiore sete di energia, è possibile che il Comune possa avere un grosso interesse affinché il progetto vada in porto (compartecipazioni nel progetto o royalty sulla produzione) ma è altrettanto vero che il legislatore, almeno nel caso delle aree protette, fornisce gli strumenti sufficienti alle Province per negare questo tipo di richieste di concessione e le subordina, in ogni caso, a severe limitazioni.
    Non si tratta solo della mera applicazione del DMV Ambientale al posto di quello di Base, già previsto per tutte le nuove derivazioni dal 2008, ma dell’analisi attenta……………

    Continuando però a mantenere la nostra attenzione sulla stima di un valore congruo da attribuire al DMV, qualora, nonostante tutto, l’impianto venisse concesso, possiamo formulare le seguenti considerazioni:
    Prendiamo come base, in accordo con il progettista, gli assunti delle note formule SIMPO.
    Tra i dati più significativi che tali ricerche ci hanno fornito troviamo la Qmed (portata media annua) e la portata a 355 giorni. Convenzionalmente, come ci ha illustrato correttamente il progettista, per rendere più plausibile un valore teorico delle portate minime a 355 giorni, si sottraggono i 10 giorni in cui le stesse sono eccessivamente inferiori o superiori per evitare che eventi meteorologici eccezionali possano “turbare” eccessivamente tali laboriosi calcoli.
    Le portate così calcolate risultano essere rispettivamente di :
    Qmed= 518 Q355= 116
    I calcoli sulla produzione energetica teorica sono stati proposti sulle portate medie mensili “sporche” la cui media aritmetica, come riportato dal progettista, è di 558 L/sec. (contro una Qmed di 518 delle formule SIMPO)

    La letteratura, l’esperienza e lo stesso progettista, (vedi anche considerazioni per la centralina sul Sessera in frazione Masserenga) considerano plausibile far coincidere la Q355 alla portata di magra del torrente .
    Il notissimo e citato, spesso anche dal progettista, Professor Perosino dell’Università di Torino, già nel 1989, al Terzo Congresso Nazionale dell’A.I.I.A.D. aveva evidenziato come la Q355 delle formule SIMPO possa essere fatta coincidere con la magra naturale di un torrente e che tale valore non dovrebbe mai essere inferiore al DMV rilasciato. Prendiamo come spunto di riflessione e di partenza quest’assunto, condiviso e sostenuto da molti altri studiosi negli anni, che se oggi, alla luce delle nuove conoscenze, ancor più se ritratta di un Area Protetta, ci sembra improponibile poter ridurre la portata del torrente, per la maggior parte dei giorni dell’anno, a quella di magra ordinaria.

    La proposta del progettista, che riteniamo inaccettabile, propone un DMV pari alla metà della portata di magra minima del torrente!
    La stessa parte addirittura dall’assunto che l’area in questione non si trova in area protetta! (pag. 27 descrizione del parametro Z (N) ). Il calcolo sbrigativo del DMV si conclude dicendo che i parametri N=F=Q sono uguali a 1 e che quindi viene applicato il DMV di base che, per quel tratto della Dora Riparia (evidentemente il copia e incolla non deve essere una delle loro attività più riuscite) corrisponde a quello Ambientale!

    Nella formula proposta, non solo i coefficienti correttivi obbligatori per legge in una zona protetta non vengono presi in considerazione, ma viene proposta la vecchia formula che è stata sostituita dal citato D.P.G.R. 8/R . Come ci hanno ribadito tutti i tecnici regionali interpellati, lo spirito della nuova norma è proprio quello di prendere in considerazione tutti i parametri correttivi contemporaneamente non solo il parametro Z che corrispondeva al valore più alto tra N, F e Q .

    Per legge, entro il 31/12/2016, tutti i prelievi dovranno prevedere il rilascio del DMV Ambientale. Le nuove captazioni, lo prevedono tutte da subito e, per le aree protette, è espressamente prevista l’applicazione di una procedura più restrittiva.
    Il progettista sembra ignorare i dettami del più volte citato D.P.G.R. 8/R del 17/07/2007 che integra e modifica il Piano di Tutela delle Acque.
    Già quest’ultimo, come giustamente affermato dal proponente, (pag 26. dell’allegato alla relazione idraulica) prevede l’applicazione dei parametri N, Q, ed F a tutte le nuove concessioni di derivazione a far data dal 31/12/2008; ma il D.P.G.R 8/R, più rispettoso delle prerogative ambientali del corso d’acqua, li prende tutti, contemporaneamente, in considerazione.

    Non spetta a noi il calcolo di tale eventuale valore e ricordiamo ancora una volta che è facoltà dell’ amministrazione negare in toto una nuova derivazione a scopi idroelettrici in un area protetta regionale, ma se proprio vogliamo provare ad attribuire ad esso una quantificazione potremo dire:

    DMV ambientale = K * Q meda * S * M * A* N * Q* F* T

    K= 0,11 ( fissato dalle tabelle cartografiche del PTA) ;
    Q meda = 52,09 (calcolata dal progettista)
    S = 9.8 (superficie bacino calcolata dal progettista);
    M = 1,1 (fissato dalle tabelle C. del PTA)
    N= 2 ( valore che il PTA, suggerisce per le Aree Protette da 1,2 a 2 o “valori superiori fino al limite di escludere in toto le nuove derivazioni…” (Considerazione riportata anche a pag. 26 della relazione idraulica del proponente ma poi non presa in considerazione perché si afferma, erroneamente, che non ci troviamo all’interno di un area protetta). Valutata la naturalità, la completa assenza di qualsiasi intervento antropizzante, l’alta qualità e quantità della fauna e flora autoctona, ci sembra realistico partire da un valore uguale o superiore a 2. Quel tratto di torrente, come documentato anche alle autorità provinciali in tempi non sospetti, rappresenta una delle zone di riproduzione naturale della trota fario mediterranea( e della rana verde italiana) più fruttuose dell’intera provincia. Non a caso è proprio in quel tratto di torrente che le guardie ittiche provinciali recuperano i riproduttori selvatici per la riproduzione artificiale di questi magnifici pesci autoctoni.
    Q =1,2 è il parametro che tiene in considerazione la qualità dell’acqua ; I valori assegnati ad esso dal PTA vanno da 1 a salire; La letteratura disponibile in merito lo interpreta come un correttivo previsto laddove “ la riduzione dei carichi inquinanti e/o l’applicazione delle più efficaci tecniche di depurazione non siano sufficienti per il conseguimento degli obiettivi di qualità indicati dal D.L. 152/99 (PTA 2007); viene anche però interpretato come correttivo da applicare a quei corsi d’acqua con qualità dell’acqua molto elevata; l’attribuzione di un valore pari a 1,2 non è casuale; se l’arpa di Biella dovesse ritenere necessaria una portata d’acqua “cautelativa” nei periodi di magra (il DMV serve infatti a garantire la sopravvivenza del torrente in tale contesto) in considerazione dello scarico del depuratore di Oropa, (che si trova a metà percorso del tratto sotteso da questo impianto) e della presa, in frazione Valle, dell’acquedotto di Biella. Se invece, come alcuni autori ritengono, risulta un “premio” da attribuire ai torrenti o tratti di essi con altissima qualità dell’acqua, sicuramente, almeno il primo km del tratto interessato ha una qualità dell’acqua altissima sotto ogni punto di vista.
    F =1,2 .Anche per questo parametro la regione fissa un valore da 1 a salire. Il PTA cita che deve essere utilizzato per “i tratti di corsi d’acqua di maggiore interesse per usi ricreativi, quelli adatti alla pratica di sport acquatici ( rafting, pesca sportiva, torrentismo, canoa….), potenzialmente influenti sulle condizioni di rilascio delle portate”.
    Deve essere quindi valutato sia un interesse ricreativo generale, come la possibilità del singolo di trascorrere alcune ore in riva al torrente, all’interno del Parco, che un uso “specifico” legato agli sport acquatici. Ricordiamo ancora che una centrale come quella in progetto, in media, priva il torrente del 70-80% dell’acqua che vi scorre in condizioni naturali.
    Per fare un banale esempio, i tecnici della regione ci hanno detto che nel Toce, nei pressi di una nota cascata, è stato applicato un coefficiente F elevato solo perché i turisti la possano ammirare con una quantità d’acqua decorosa (prima era stato accordato con il gestore dell’impianto idroelettrico a monte della cascata, un triste, maggiore rilascio a “fasce orarie”.)
    A =1,2 Questo coefficiente, come noto, tiene conto dell’ interscambio idrico con la falda sotterranea; in altri termini tiene conto della permeabilità dell’alveo e la tendenza di una parte dell’acqua a passare in sub-alveo. Il PTA, come giustamente riportato dal progettista a pag. 27 della relazione idraulica, attribuisce valori “ da un minimo di 1,0 (generalmente alvei incassati in roccia) ad un massimo di 1,5 (generalmente tratti di alvei su conoidi alluvionali alla sbocco in pianura delle principali vallata)”. Il successivo D.P.G.R. 8/R, nell’approfondire il discorso su questo importante fattore, ci indica alcuni casi particolari, (a dire il vero pochi, perché sono solo 7) per i quali stabilisce esso stesso il valore da attribuirgli. E’ verissimo che questa norma indica: “ per tutti i rimanenti corsi d’acqua e tratti di essi in riferimento ai prelievi esistenti si applica un valore pari a 1”, ma il paragrafo successivo cita: “nel caso di nuovi prelievi è comunque fatta salva la possibilità per l’autorità concedente di chiedere al soggetto istante di documentare l’effettivo valore dell’ interscambio con la falda attraverso misure differenziate delle portate in alveo e di rapportare il valore del fattore A alle risultanze sperimentali secondo le modalità specificate …”
    L’Oropa in quel tratto, non è un torrente “allo sbocco in pianura delle principali vallate” (A =1,5); ma nemmeno un torrente “ con alveo scavato in roccia “ (A =1). In quel tratto l’ alveo è formato da grandi e medi massi e con un tratto centrale caratterizzato (vedi fotografie allegate n……..) dalla presenza di cospicui depositi alluvionali, nel quale il corso del torrente tende a diramarsi in tanti piccoli rivoli. Essendo quel tratto particolarmente permeabile (in questo periodo di magra, come attestano le fotografie allegate, buona parte dell’acqua ha la tendenza di passare in subalveo ) per mantenere l’ indispensabile continuità idrologica del torrente è indispensabile l’attribuzione al parametro A di un congruo valore che riteniamo non possa essere inferiore a 1,2.
    Tralasciamo per adesso il fattore T (modulazione) previsto per legge e dal proponente.

    A questo punto , sostituendo nella formula citata i valori da noi proposti, avremo :

    DMV ambientale = K * Q meda * S * M * A* N * Q* F* (T)

    DMV ambientale = 0,11 * 52,09 * 9,8 * 1,2 * 2 * 1,2 * 1,2 * 1,2 * (T)

    DMV ambientale =232,879


    Si tratta certamente di un valore che, se giustamente preteso, non permetterebbe la redditività da capogiro prospettataci ; ciò non toglie, però, che con qualche royalty in meno, compensi al progettista più consoni, maggior attenzione nel calcolo dei reali prezzi di mercato, una tale richiesta possa venir accolta ed imposta.

    Abbiamo provato a fare altri calcoli con l’aiuto dei nostri tecnici, a non tenere conto di alcuni fattori (attribuendogli, ad esempio, il valore base = a 1) o a diminuire il peso di altri : non abbiamo in ogni caso mai ottenuto valori inferiori a 180-200 l/sec.

    Come già esposto, molti Enti Parco hanno rimandato al mittente molte proposte analoghe a questa; ciononostante, sono molte le domande di derivazione che interessano zone protette, parchi e riserve ancora in itinere.
    In provincia di Brescia, in data 29 dicembre 2009, è stata presentata una domanda che per localizzazione, dimensioni, presupposti è paragonabile a quella che stiamo qui analizzando. Si tratta di un progetto per la realizzazione di una centralina, sita nel comune di Cimbergo, all’interno del parco dell’ Adamello, progetto depositato in quegli uffici in data 29 dicembre 2009. (documentazione che vi alleghiamo).
    Si tratta di un bacino imbrifero leggermente più piccolo, con una piovosità un po’ inferiore ma che per caratteristiche morfologiche e progettuali regge un confronto immediato.( confronto che può poi, in seguito, essere ulteriormente approfondito)

    Torrente Oropa Torrente Tredenus

    Bacino 9,8 kmq 7,8 kmq

    Altitudine presa 1168 mslm 1223 mslm

    Lunghezza tubature 1350 ml 1295 ml

    Salto utile 275 m 260 m

    Q media 518 l/sec 262 l/sec

    Portata mass derivabile 450 l/sec 180 l/sec

    Portata media derivata 366 l/sec 80 l/sec

    DMV proposto 62 l/sec 150 l/sec

    Mesi di fermo previsti 0 5 da dic. a maggio

    Produttività calcolata 6.009.000 kwh 1.458.000 kwh

    Costi da sostenere 4.113.480 euro 1.494.665 euro



    Questo superficiale paragone ci serve, per il momento, solo a sottolineare due cose: per un impianto molto simile è stata preventivata una spesa 3 volte maggiore; per un torrente più piccolo è stato previsto e proposto un DMV di 150 l/sec a fronte di una quantità prelevabile di soli 180 l/sec e un fermo invernale di ben 5 mesi.
    Nonostante ciò i proponenti hanno ancora convenienza a presentare un progetto che, se verrà autorizzato, avrà un impatto sul corso d’acqua decisamente inferiore.



    GIOCANDO CON I NUMERI

    Proviamo ora, prendendo per buoni i calcoli di portata del progettista, a fare alcune considerazioni.

    Le famose ma allo stesso tempo famigerate, formule SIMPO ci consentono di calcolare le portate medie mensili e le portate a 10, 91,182, 274 e 355 giorni .
    Il progettista (tab. 3 relazione idraulica) ci indica le seguenti portate medie mensili e utilizza queste per calcolare la produttività dell’impianto :

    gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic media aritmetica

    219 222 448 717 879 958 637 494 539 727 553 300 558

    Applicando un DMV di soli 62 l/sec e un prelievo massimo di 450 l/sec (vedere relazione idraulica) si dichiara un prelievo medio di 366 l/sec con una resa di circa 6.000.000. di kw annui prodotti.

    Se noi provassimo a pretendere un DMV di almeno 150 l/sec e permettendo, sulla base del vecchio adagio che “quando ce n’è, ce n’è per tutti” , di prelevare 550 l/sec, vediamo cosa succederebbe:

    gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic media aritmetica

    Portate 219 222 448 717 879 958 637 494 539 727 553 300 558
    deflusso 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150
    Prelevabile 69 72 98 667 729 808 487 344 389 677 403 150 totale 4893

    Facendo la media mensile si potrebbero prelevare ben 407 L/sec ( 4893 /12), che, anche prevedendo una successiva modulazione del 10%, risulterebbero superiori ai 366 previsti dal progettista.

    Chiaramente non si tratta di una nostra proposta ma della semplice prova che “ con i numeri è possibile far risultare quello che si desidera”

    Solitamente infatti, i proponenti mettono già in conto che, a fronte di un aumento della portata derivabile, “accettano” l’imposizione di un DMV maggiore di quello proposto.
    Molto probabilmente, se tale ipotesi venisse sostenuta ed accolta dall’amministrazione concedente e poi proposta al proponente, questi accetterebbe ugualmente . (non potrebbe far altro se i dati proposti corrispondessero al vero)
    In questo caso, però, grazie all’apporto di più persone competenti, vogliamo cercare di capire perché un progetto che riteniamo “gonfiato nelle cifre” debba essere per forza realizzato.

    Per capire come queste microcentrali proposte su piccoli torrenti come il Confienzo, lo Strona e l’Oropa possano ipotizzare guadagni di milioni di euro, royalty ad enti locali, e pagamenti di parcelle ai progettisti con cinque zeri, abbiamo attuato una ricerca sul territorio per paragonare i fatturati di quelle già esistenti. Ci siamo portati alla Camera di Commercio e, lecitamente, abbiamo attinto ai dati contabili di alcune centraline prese a caso (che vi alleghiamo in copia): se non sono in perdita pareggiano o poco più i loro conti. Allora dov’è “l’inghippo”?. Non ne esiste uno solo, ma una serie di scostamenti dalla realtà che alterano in modo sostanziale il risultato finale ottenuto. Con l’aiuto di chi le centraline le conosce fin troppo bene, possiamo affermare:

    calcolare la produzione sulla portata media “sporca” mensile è assolutamente traviante; proviamo a fare un esempio ed alcune premesse:

    • il torrente Oropa ha tempi di corrivazione inferiori ad un ora ( 59 minuti calcolati dal progettista) il che vuol dire che ha una naturale capacità di “gonfiarsi” e di ritornare alla sua portata media naturale in pochissimo tempo
    • il valore calcolato dalle formule SIMPO è la “media possibile” rappresentativa di più anni
    • il valore medio mensile è cosa assai diversa dalla somma delle portate dei singoli giorni.

    Facciamo ora un esempio:

    Consideriamo le portate medie di agosto( 492 l/sec) e ipotizziamo un DMV imposto di 150 l/sec. In agosto, per chi in quella vallata ci vive da sempre, il torrente è soggetto a stress idrici con alcuni sporadici temporali che lo “gonfiano” per alcune ore o al limite giorni.
    Se la portata fosse costante, avremo, come dimostrato dal progettista, la possibilità di prelevare una media di 342 l/sec (492-150) per 31 giorni con una resa calcolata di circa 600.000 kw. di energia prodotta.(dati del progettista)
    Ma se la portata, come nella realtà succede, è distribuita in modo non uniforme, i risultati cambiano completamente.
    Se ad esempio (semplifichiamo volutamente per far comprendere il concetto), per 20 giorni ho una portata di 200 l/sec (ricordiamo che la magra ordinaria calcolata dal progettista è di 119 l/sec) e poi, grazie a due periodi di precipitazioni intense, le portate si innalzano fino ad arrivare a 800-1500 l/sec (cifre plausibilissime perché, come calcolato dal progettista sono più di 50 i giorni all’anno con portate superiori a 1000 l/sec) , la produzione totale mensile è molto, molto inferiore.
    Caso ipotizzato dal progettista:

    Portata media (da formule SIMPO) 492 l/sec
    Portata giornaliera considerata 492 l/sec
    DMV 150 l/sec
    Prelevata totale 342 ( dato da 492-150) x 31 giorni = tot. 10602 l/sec

    Caso banale ma sicuramente più realistico:

    Portata media (la stessa di prima) 492 l/sec
    Portata giornaliera considerata 20 giorni 200l/sec 9 giorni 800l/sec e 2 con 2000l/sec
    Prelevata totale 50 (200-150) x 20 = 1000 +550 x 11 = 5500 tot. 6500 l/sec

    Nel calcolo, per par condicio , è stata inserita addirittura una quantità prelevabile superiore a quella proposta. (550 al posto di 450 )

    A questo va aggiunto, e lo potete facilmente verificare chiedendolo a chi le centraline le possiede o le gestisce, che le turbine, soprattutto quelle più moderne, devono essere fermate nel caso in cui l’acqua si intorpidisca troppo; sia l’Oropa che il Cervo, come scoppia un mezzo temporale, diventano marroni a causa delle particelle in sospensione che contengono. Paradossalmente, come ci è stato spiegato e come abbiamo “verificato sul campo”, durante i picchi di portata le centrali rimangono ferme.
    Ma queste inevitabili perdite di produzione, che non possono venir evitate da qualsivoglia vasca di decantazione, non vengono mai considerate. In questo caso non viene previsto nemmeno un giorno di fermo all’anno per le necessarie, ordinarie manutenzioni all’impianto.

    Un'altra considerazione da farsi è la seguente:
    quando si progettano impianti ad acqua corrente si dichiara che gli afflussi e deflussi dei torrenti sono gli stessi di 50 anni fa; quando però si propongono dighe e/o sbarramenti si ipotizzano cali di precipitazioni e scenari apocalittici con riduzione delle precipitazioni del 30% nei prossimi 10 anni.
    le formule SIMPO, come ci documentano le Istruzioni Tecniche allegate al PTA, si fondano su laboriosi calcoli che si basano su monitoraggi reali che sono stati effettuati a partire dai primi decenni del secolo scorso su tutto reticolo fluviale - torrentizio del Piemonte.
    E’ sotto gli occhi di tutti che qualcosa, in tema di precipitazioni, è realmente cambiato; se non sono diminuite le precipitazioni quantitatitativamente si sono almeno notevolmente concentrate in specifici periodi dell’anno.
    Questo fatto, se per una captazione sulla Dora o sul Po’, (dove si utilizzano sempre le formule SIMPO e le portate medie mensili) può essere ininfluente, non lo è affatto per quei piccoli torrenti alpini di bassa quota, non alimentati da nevai che, come nel caso dell’Oropa, risentono in maniera molto più accentuata questo tipo di mutamento nella distribuzione degli afflussi.
    Se le portate medie mensili hanno un senso per i 3-4 mesi di “disgelo” non lo hanno di certo per tutto il rimanente periodo dell’anno.

    Sarebbe molto più logico, partendo comunque dal presupposto che le formule SIMPO sono uno strumento abbastanza attendibile, calcolare l’energia producibile utilizzando le portate a 10, 91, 182, 274, 355, dati che il progettista ha calcolato e riportato solamente nei grafici della “curva di portata”.

    La centralina già esistente a valle di quella in progetto, che fino all’anno scorso non rilasciava un solo litro di DMV e prosciugava per giunta ben tre ruscelli sulla sua sinistra orografica, ha una resa veramente risibile; perché non prevedere un incontro con questi imprenditori, che di centraline ne posseggono più di una, per cercare di capire quant’ acqua è in realtà disponibile e perché quell’impianto produce così poco?
    Si potrebbe obiettare che il “rischio” e l’”azzardo” sono intimamente correlati all’attività imprenditoriale: siamo pienamente d’accordo con questa affermazione ma non quando la posta in gioco è il futuro di un torrente e di una vallata.

    Un altro motivo che ci vede contrari al rilascio di nuove concessioni è il seguente: molte centraline già attive sul nostro territorio (vedi foto allegate) non rispettano assolutamente i disciplinari di concessione; anche quando rilasciano un esile DMV questo non corrisponde a quanto gli era stato inizialmente imposto. Le autorità competenti interpellate ci hanno più volte risposto che purtroppo non hanno abbastanza personale per effettuare con costanza i controlli e che, ancor più grave, non posseggono le attrezzature necessarie per compiere le dovute misurazioni. Se ad esempio una centralina, prendiamone una con DMV stabilito, quella sul Cervo in località Asmara, dovrebbe rilasciare circa 250 l/sec e poi di fatto ne rilascia meno di 100, nessuno è in grado, oggi, di quantificarne il rilascio reale; ciò non toglie che chiunque si possa rendere conto che quel rivolo d’acqua rilasciato non è costituito da 400 litri di acqua ogni secondo di orologio. In altre parole, per il profano, ci si deve immaginare che, in ogni secondo quel rilascio, dovrebbe riempire ben 5 bidoni d’acqua da 50 litri cadauno. Provate ad osservarlo, si trova vicino alla provinciale, e poi traete le vostre conclusioni. (iniziate almeno per ora ad osservare le fotografie allegatee le segnalazioni ed esposti presentati negli ultimi mesi )
    Le autorità competenti ci hanno comunicato che sono in atto tutta una serie di richieste di adeguamento alle prescrizioni dettate dalla normativa regionale di riferimento ( D.P.G.R. 8/r e 7/r ); bene, ma valutata la drammatica situazione di abusi e soprusi subiti dai nostri corsi d’acqua, prima cerchiamo di riportare alla legalità l’esistente e poi parliamo di nuove concessioni.


    NON SOLO DMV

    Dall'analisi dei documenti presentati emergono parecchie carenze che fanno pensare che non si tratti di un progetto definitivo ma di un sondaggio sulla fattibilità

    Non abbiamo trovato alcun riferimento di studi alla qualità chimica e biologica dell'acqua salvo un brevissimo accenno nel quale si dice “ ...le acque vengono restituite in condizioni inalterate delle proprietà e caratteristiche CHIMICHE E BIOLOGICHE..”. Ci mancherebbe altro aggiungiamo noi.

    Ma nel tratto sotteso qual'è la situazione attuale ?
    Quale sarà quella che avremo dopo l'intervento?
    E' stata presa in considerazione la Direttiva Quadro Acque?
    Quali sono ora e come cambieranno l'Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) e l'Indice Biotico esteso IBE ?
    Ci si è preoccupati di verificare l' impatto sugli habitat correlati agli ambienti acquatici ?
    Si è tenuto conto che nell'ara interessata sono presenti esemplari di Zootoca vivipara, specie inclusa nella Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotipi in Europa
    E i risultati delle campionature sull'ittiofauna? (Ci risulta siano state fatte)
    Quali saranno le incidenze dello scarico del depuratore di Oropa una volta ridotta la portata del torrente?
    E' stato valutato l'interesse paesaggistico come previsto dall'art. 142 del D.lgs n.42 del 2004 ?
    Non abbiamo trovato alcuno studio geologico e geomorfologico , e tanto meno la caratterizzazione geotecnica; com'è possibile procedere senza tali valutazioni?

    Una fetta del territorio del “nostro” Santuario Mariano, per la prima volta nella storia, verrà espropriato; non vogliamo sindacare se gli ettari espropriati siano molti o pochi, resta il fatto che un “privato”, per una “ dubbia pubblica utilità”, diverrà proprietario di una striscia di territorio che non gli apparterrà mai più. Oggi il torrente; e se domani la “pubblica utilità” sarà rappresentata dall’apertura di cave, strade o quant’ altro?

    Alla luce di queste premesse, proviamo a ripensare a quanto le “discussioni da bar” di questi giorni sostengono:

    queste centraline sono un business per chi le progetta e per chi le realizza…

    non importa a nessuno la loro reale resa successiva…

    gli enti pubblici hanno forti interessi economici, le sostengono per forza…

    l’importante è ottenere i finanziamenti pubblici o privati che siano e il più alti possibile…

    Se proviamo a paragonare i due piani finanziari dello stesso progettista, uno per la centralina proposta per il Sessera (4000 l/sec) e l’altro per quella dell’ Oropa (450 L/sec) , ci si rende conto che qualcosa veramente non funziona. I prezzi, per le stesse identiche voci, ma per strumentazioni a volte di dimensioni ben maggiori per quella sul Sessera (paratie, generatori, opere di presa….) risultano molto differenti, (confrontare i due piani finanziari allegati).
    Come affermare che “chiacchiere da bar” sono prive di fondamento?

    Ricordando infine dal punto di vista morale, che oltre ad andare in senso inverso rispetto alla sensibilità internazionale (il 2010 è l’anno internazionale della biodiversità) si tratta di un progetto che non verrebbe realizzato all’interno di un area protetta qualunque, ma di un Sacro Monte quindi l' opera è in profondo contrasto con quanto predicato dal Santo Padre nel “Messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace 2010” e come tale, segnale di mancanza di rispetto di questi , di tutto il mondo ecclesiale e dei fedeli.

    CONCLUSIONI

    Alla luce di tutto quanto esposto, e sostenuto chiediamo che la concessione alla realizzazione di questo progetto non venga assolutamente concessa.

    Se nonostante tutto, l’amministrazione intendesse comunque procedere nello studio e nell’ istruttoria in esame, chiediamo che all’ente autorizzante di:

    • Pretendere la definizione del Piano d’Area da parte degli enti preposti, prima di procedere a qualsivoglia decisione in merito;
    • Attuare la procedura di V.I.A. indispensabile, per legge, all’interno delle Aree Protette.
    • Non consentire l'utilizzo dell'alveo come tracciato della condotta forzata e abbassare il punto di derivazione al c.d. ponte D’ Andorno
    • Verificare la rispondenza della scala di risalita per l’ittiofauna ai parametri scientifici e la sua funzionalità con portata pari al solo DMV, oltre che la documentazione dei calcoli che ne hanno determinato il progetto. (Il documento di supporto allegato, redatto dal CREST si riferisce ad un altro progetto sul Torrente Sessera !!)
    • Prevedere i sistemi di monitoraggio elettronici e la conservazione storica dei dati sia del DMV che delle portate derivate, conformi a quanto previsto dall’allegato B art.10 della legge regionale 7r .
    • Prevedere le modalità e il piano di ripristino ambientale in caso di dismissione dell’impianto ai sensi del d.l. 29.12.2003 n.387
    • Aumentare il DMV a un valore minimo pari a 180 l/s incrementato con modulazione proporzionale alle portate derivate
    • Far installare un rilevatore di portate a monte del prelievo per un periodo da stabilirsi, che ne misuri la reale consistenza
    • Far installare un rilevatore di portate appena a monte della restituzione delle acque per verificare la congruità ed il mantenimento della portata di DMV nell’intero tratto sotteso.
    • Prevedere come è prassi per gli impianti con ridotta portata, un fermo invernale della centralina di almeno 3 mesi
    • Ammettere, come da precedente richiesta allegata in copia, di poter partecipare alla Conferenza di Servizi, in qualità di portatori di interessi, almeno in qualità di uditori, con un nostro rappresentante.
    • Verificare la compatibilità dell’opera con i piani regolatori dei comune di Biella.
    • Verificare la compatibilità dell’opera con le direttive 92/43/CEE HABITAT e 49/93/UCCELLI
    • Prevedere un congruo contributo per il mantenimento ed il ripopolamento ittico periodico del tratto sotteso.
    • Valutare lo stato dell'acqua e delle sue caratteristiche biologiche, chimiche e i parametri attuali, verificando la variazione degli stessi causati dalla derivazione con particolare attenzione al perseguimento degli obbiettivi prefissati dalla Direttiva Acque 2000/60/CEE.
    • Valutare la consistenza ittica e bentonica attuale e gli impatti sugli stessi causati dal progetto, utilizzando e programmando studi reali e non teorici (Sia per questo punto che per il precedente è stato allegato documento del Crest relativo alla derivazione sul Rio Valfredda a Ponzone e non del Torrente Oropa.!!)


    Il Coordinamento Tutela Fiumi richiede, se previsto in questa fase, un confronto con il proponente, ai sensi dell’art.14 comma 4 L.R. 40/98 e ss.mm.ii.

    Per eventuali comunicazioni, viene eletto come domicilio per le associazioni extra territoriali , la sede del Thymallus Aurora Fly Fishing Club , Via Piave snc - 13852 Cerreto Castello (Bi) [email protected]



    Cerreto Castello, 12 febbraio 2010

    per il Coordinamento Tutela Fiumi

    Nicola Foglio










    Documento redatto e sottoscritto da :
    Thymallus Aurora Fly Fishing Club – Nicola Foglio – Cerreto Castello (Bi)
    Pro Natura Biellese – Roberto Mondello - Biella
    Arci Pesca sez. Provinciale di Biella – Nardi Vittorio - Biella
    Fipsas sez. Provinciale di Biella – Franchi Fausto - Biella
    Associazione Pescatori di Trivero – Cacciati Aldo – Trivero (Bi)
    S.p.d.s. Crevacuore – Tonella Gianni – Crevacuore (Bi)
    A.P.D. – Renato Pellò - Novara
    C.P.S. – Gianni Tacchini - Novara
    Wilderness Italia – Franco Zunino – Murialdo (Sv)
    Mosca Club Valli di Lanzo – Franco Vaccarino
    UNPEM – Unione Nazionale Pescatori a Mosca – Rossi Giuseppe - Bologna
    Spinning Club Italia – Mario Narducci – Cavenago Brianza (MB)
    CA.GE.P. - Coordinamento Gestione Pescatori (Renato Pellò) - Novara
    Ticini Linea - Gabriele Ruggeri – Turbigo (Mi)
    Circolo Pescatori a Mosca di Pinerolo e Valli – Marco Baltieri – Pinerolo (To)
    Ass. Sportiva Nazionale – Scuola Italiana di Pesca a Mosca (Avv.Osvaldo Galizia) – Pescara
    Associazione SOS Adda Onlus – Capolaro Maurizio
    ADPS Www Laghi – Antonio Maria Francesco Carnevali
    Mosca Club Gavi – Aldo Orlando - Gavi
    Mosca Club Siena – Loris Andreoni – Siena
    Fipsas Sez. Provinciale di Piacenza – Claudio Ghelfi - Piacenza
    NO TUBE – Comitato Difesa Fiumi Emilia Romagna
    Silk & Fly – Romano Tamburini - Roma
    Fipsas Sez. Provinciale di Novara – Alberto Rossini – Novara
    Il Martin Pescatore Mosca Club – Roberto Spini – Calenzano (Fi)
    Tuscia Fly Club – Osvaldo Velo – Soriano nel Cimino (Vt)
    Amico Libro – Anna Battù – Soriano nel Cimino (Vt)
    Langhe & Roero Fly Club – Saglia Giuseppe – Bra (Cn)
    Ossola Fly Team – Fedele Corsini – Vogogna (Vb)
    Club Pescatori a Mosca Asti & Monferato – Roberto Vercelli – Asti (At)

    a titolo personale

    Giuseppe Nassi – Malo (Vi)
    Giorgio Fattori – Rocca Susella (Pv)
    Pajni Luigi – S. Donato Milanese – Mi
    Giorgio Adami – Pettenasco (No)
    Vanni Polo – Favaro Veneto (Ve)
    Luca Cosenza – Corropoli (Te)
    Rinaldo Morellato – Chiavari (Ge)
    Fiorenzo Mussi – Milano (Mi)
    Sirica Alfredo – Podenzano (Pc)
    Laura Pisano – Genova (Ge)
    Danilo Palermo – Genova (Ge)
    Giuseppe Pisano – Genova (Ge)
    Carla Conti – Genova (Ge)
    Eugenio Tuninetti – Savigliano (Cn)
    Gianfranco Pelliciari - Modena
     
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